22 oct 2011
El calor, el frío y la medición del tiempo
Poema de los "Bajos olivos de Cadaqués" a los que se refiere Mater Amabilis
Bajos olivos de Cadaqués
Las aceitunas de los huertos
de monte bajo de Cadaqués
nieve, flores de amor,
brillaron con dulces palabras,
doblaron sus ramas
y tu hermana llenó su pequeño seno;
fue a tu madre.
Sentada bajo la luna
frente a las pequeñas olas
pensaba en ella,
sentada bajo la luna
frente a una alfombra plateada
le reprendía amorosamentente:
ayer te bañé, ayer te cambié,
¿a dónde has ido?
¿quién ha llenado tus ropas de lágrimas
y de rojas vides?
Tú no entendiste
aquellas palabras, pero el mar
junto a ellas se hizo pequeño
como en los mapas.
Elisa R. Bach
Fwd: Bajos olivos
De: Juan RR
Enviado: sábado 22 de octubre de 2011 9:07
Asunto: Bajos olivos
21 oct 2011
Un cielo de siete lunas
El cielo de siete lunas
La tarde resbala por la playa,
quisieras un cielo de siete lunas
y tener al anochecer un firmamento
para mirarlo a su lado;
lo construirías si pudieras,
con estrellas de colores
alrededor de las lunas impares.
Tú podrías demostrar
en esa inmensa bóveda
cómo tus artes de aire cálido giran
sobre múltiplos de números primos;
cómo un número impar
de sumandos impares es otro impar.
Acariciarías esa noche de luces de plata
acercándose al mar con siete espejos,
nunca antes vista, sin lámparas.
Sedosa aparecería en la distancia,
sin embargo al desenvainarse
sobre el pecho y las rodillas
sería incómoda como siempre.
Bajo un árbol que atare tierra a cielo
levantaría tus manos
para que escribieras en el cielo
tus ecuaciones de múltiples incógnitas
y tus tabulados ritos de fertilidad.
Las lunas pares, grandes como lamentos
vendrían por encima de un carillón
a dar la medianoche con campanadas
de luces y besos de locura
persiguiéndote silenciosamente
con una lengua de arrepentimiento.
Todo ello, bajo unas estrellas
sobre nuevas órbitas
de manera que un nuevo orden del cielo
hebdómado-lunar
que parecieran un desatino
con tus párpados subiendo y bajando
sin constancia en las matemáticas
de la armonía.
Elisa R. Bach
Comentario de una profesional de la Salud
Molt bó aquest capitol 22.
No obstant, crec que jo trenco aquesta regla: vaig passar la meva primera etapa essent lycopodium, després vaig passar a sulphur i ara crec que estic en calcarea carbonica....és el que hi ha!
D´altra banda m´ha encantat la detallada i extensa descripció de hospital Carioca....quina imaginació! semblava com si anés recorrent-lo amb una càmara de filmar!!!
I quin contrast amb l´espai reduít de la caravana,...realment amb l´Elisa és fàcil sentir-te esplèndidament, com en l´hospital carioca i als 2 segons, agobiada, sentint com deuria viure a la caravana!!!
Gràcies!
El Resentimiento
El resentimiento
Crees que tienes la culpa
porque nada te protege del desencanto.
Sin embargo todo te dice
que evites hacer la suma
y observes la luz que invade el cielo.
¡Tal vez mañana no sea el final!
Vive el resplandor del atardecer,
la hermosa cabeza de brusca mirada,
la seca sonrisa, la piel como nieve,
el ojo turbio como el rio que sale
por vez primera del hielo,
la fría luz de esta vida en diciembre.
Por eso vas al mar,
quizás sus caricias
calienten en nuestro abrazo.
Abandonaste tus paseos
a conocidos parajes arqueológicos.
Ya no encuentras huellas
del consuelo en las ruinas,
en aquellas mismas piedras
en donde ayer te sentabas.
En eso piensas, no en atenienses
del siglo quinto antes de Cristo.
Tampoco Karnac o Delfos valen la pena.
¡Es tan evidente que te fuiste
por resentimiento, por una venganza
que sólo a mí puede dañarme!
Evita hacer la suma
y observa la luz que invade el cielo.
Elisa R. Bach
19 oct 2011
Las tres fases en un profesional: OPTIMISMO, INSEGURIDAD, PESIMISMO
"…Estoy admirada por todos los aspectos científicos que incluye la primera parte del texto del capítulo 22. La descripción de la forma de la nave y de las condiciones que allí se dan me parece excelente; es sencilla, clara y precisa, y, por otra parte, el repaso al toro geométrico, a la fuerza de la gravedad y a la aceleración de Coriolís le dan un importante nivel matemático. Muy bien Elisa, me gusta la parte de ciencia que regularmente figura en los imaginativos textos de "Niños a la deriva"…"
La Profe de Mates
"…A sugerencia de la narradora, reflexioné, y empecé a imaginarme situaciones que ella plantea en un mundo sin sombras; sentí... ¡un agobio brutal!. Me produjo tremendo alivio el hecho de ver la sombra de mi dedo proyectada sobre el teclado del ordenador. Cada semana, el capítulo de "Niños" me abre una ventana a un "paisaje" diferente, a un mundo nuevo, y que siempre me encanta…"
Gracias. Marta
"…Me gusta mucho el fragmento que hace referencia a la duda entre dos soledades y, ante la incertidumbre de la narradora, yo la animaría a inclinarse por la primera: los poemas de su pluma podrían envolver ese regalo que está esperando el lector para atenuar su propia soledad…"
Santi
17 oct 2011
Versión italiana de la hispanista Sara Viotti del Cap´22 de NIÑOS A LA DERIVA
Capitolo 22
Ritorno alla vita ospedaliera. Fasi della carriera professionale.
· Ottimismo
SUPHUR 15 CH
· Insicurezza (paura di non farcela)
LYCOPODIUM 200 CH
· Pessimismo (paura indistinta)
CALCAREA CARBONICA
Un casa in riva al mare
Come d'inverno in una casa in riva al mare
Le onde elettromagnetiche brillano
E battono come sabbia bianca
La deserta facciata centrale
Al cui centro si trova il sole.
L'ampiezza del cielo buio
opposto al sole
colmo di stelle nasconde come un velo
l'alta e piccola finestra muta
rivolta allo spazio infinito.
Nell'angusta cantina
Si cuoce il pane di farina inesistente
Nell'aria un profumo speciale ricorda
Un mulino che canti con le braccia stese al vento.
Con occhi di sale solca la mareggiata densa
Il muro leggero di titanio,
come vento d'inverno corrode il pensiero.
E dolce in una brezza immaginaria
si fa strada come fosse estate
dalle calde ombre.
Il suolo metallico chiama i piedi
come già Pangea le radici,
mentre lo sguardo cerca
un azimut per sognare ad occhi aperti.
Si aprono e si chiudono finestre. Niente.
Qualcuno verrà ad abitare questa nave crescente
La prima volta che ho visto il moderno ospedale Carioca ho creduto di sognare. Ascoltando la parola "transbordador" con la perfetta acustica del veicolo l'avevo interpretata con il significato di aeroplano in lingua portoghese, ma dopo, alla vista panoramica di una struttura a forma di toro geometrico, una specie di gigantesca ruota da motocicletta munita di pneumatico con raggi ed asse perpendicolare al piano del toro, compresi che il veicolo dove viaggiavo era un autentico transbordador che faceva già manovra per congiungersi alla rampa che faceva le veci di una pista d'atterraggio.
Sentii emozionata che mi batteva il cuore e con una sensazione di meraviglia mista a paura, curiosità e angoscia presi ad annotare sul mio Quaderno di bordo ogni dettaglio di ciò che vedevo, sentivo e provavo mentre con la coda degli occhi osservavo la reazione degli altri passeggeri. La smorfia sulle loro labbra m'indicava che dovevano provare la mia stessa sensazione. Prima di "prendere contatto" con l'Ospedale Carioca ci diedero una piccola spiegazione in portoghese brasiliano, spagnolo, inglese e cinese di ciò che era quell'edificio fuori del comune che manteneva al fresco più di un milione di persone.
La sua forma -spiegava la hostess- favorisce, girando sull'asse perpendicolare che passa per il centro del giro, la creazione di una gravità artificiale simile a quella terrestre. La forza centrifuga cui erano sottoposti mobili, libri, cibo, macchine, persone ecc. era -parola della hostess- equivalente a quella prodotta dall'accelerazione di gravità che si poteva sperimentare nella zona di Parigi.
La struttura, in apparenza, simulava tutte le condizioni in cui milioni di abitanti vivono sulla Terra. I costruttori si erano presi la briga di imitare migliaia di dettagli della vita quotidiana di un ospedale: si vantavano perfino del fatto che all'Ospedale Carioca la vita fosse migliore perché erano stati ridotti gli effetti dell'accelerazione di Coriolis e molti altri aspetti fisici e psicologici che intervengono sul corpo umano.
Uno studio così millimetrico era, in effetti, sorprendente; ed era mirabile lo sforzo tecnico economico e umano portato a termine, ma con il tempo poco a poco vennero a galla i difetti. S'immagini un luogo senza nuvole, dove la pioggia non esista del tutto; un luogo dove non ci sia primavera, né estate, né neve; la notte non esista , il nostro ciclo circadiano sia segnato dall'orologio perché l'orbita dello spazio all'interno dello spazio in questione si dà perpendicolarmente al piano dell'equatore e il sole è sempre nella stessa posizione, cioè il giorno ha le stesse ore dell'anno, minimizzando gli effetti del movimento di traslazione del sole verso l'Apex.
S'immagini un mondo dove nulla possiede un'ombra a causa di un'illuminazione che si diffonde in tutte le direzioni creata da migliaia di minuscoli leds; un mondo di estetiche piante di plastica da cui sorgono profumi artificiali anch'essi; di pareti dai quadri a colori vistosi dove sono vietati i neri e i seppia; nelle aree di divertimento gli schermi extrapiatti trasmettono continuamente video di folle che ballano la samba o film idilliaci d'erotismo superficiale e partite di calcio; nelle sale di lettura le pareti sono decorate come se contenessero migliaia di libri dando l'illusione di trovarsi in una biblioteca.
In uno spazio di quattro metri quadrati ho convissuto con mio figlio come nella stanza di una roulotte. Sotto un letto della larghezza di un metro riponevamo i pochi abiti, resi secchi e rugosi dalla scarsa umidità relativa dell'atmosfera, in alto il letto di mio figlio e una scrivania come soppalco. Durante "il giorno" il mio letto si trasformava in un tavolo da lavoro e quando lo si alzava tutto il materiale utile scivolava fuori come se uscisse dalla parete fino a formare un piccolo ufficio. In questo ambiente la paura s'impadroniva di noi e abbracciati l'uno all'altra pregavamo per scongiurare i minacciosi pericoli immaginari di un mondo senza ombre.
16 oct 2011
ALABANZA A NUESTRA PROPIA SOMBRA
EL VERANO NO QUIERE DESPEDIRSE
El verano no quiere despedirse
A veces el verano no quiere
despedirse como lo suele hacer
acompañando al bosque,
con trufas y cortezas de árbol,
misterios que sólo surgen en otoño.
la arena aún se deja pisar
por pies descalzos
y el espacio entre los árboles
es como una ventana iluminada
que deja ver el febril trabajo
de diecisiete duendes adorando al sol.
Escaleras de troncos abajo,
se bañan los últimos turistas
del atípico octubre
mientras las jóvenes olas se estrellan
contra los dientes de granito.
Algunos barcos se apoyan
en el fondo azul,
sin sobrepasar el horizonte,
como los cuadros que sobran
en la vieja casa de Cadaqués.
El tomillo silvestre
se pierde con un rayo de sol
junto al momento desatendido
como música escuchada
en la profundidad de lo absoluto.
Nosotros mismos somos música
como la que sale de una caracola
varada en una cala
y del suave oleaje de una Costa Brava
anormalmente tranquila.
Los pinos nos rodean junto al mar
protegiéndonos de la tormenta de luz
y de la mezcla imposible
de cercanos augurios
de cipreses y esperanzas.
A veces el verano no quiere
despedirse como el bosque
con trufas y cortezas de árbol.
Elisa R. Bach