17 oct 2011

Versión italiana de la hispanista Sara Viotti del Cap´22 de NIÑOS A LA DERIVA

Capitolo 22

 

Ritorno alla vita ospedaliera. Fasi della carriera professionale.

 

·         Ottimismo

SUPHUR 15 CH

·         Insicurezza (paura di non farcela)

LYCOPODIUM 200 CH

·         Pessimismo (paura indistinta)

CALCAREA CARBONICA

 

Un casa in riva al mare

 

Come d'inverno in una casa in riva al mare

Le onde elettromagnetiche brillano

E battono come sabbia bianca

La deserta facciata centrale

Al cui centro si trova il sole.

L'ampiezza del cielo buio

opposto al sole

colmo di stelle nasconde come un velo

l'alta e piccola finestra muta

rivolta allo spazio infinito.

 

Nell'angusta cantina

Si cuoce il pane di farina inesistente

Nell'aria un profumo speciale ricorda

Un mulino che canti con le braccia stese al vento.

Con occhi di sale solca la mareggiata densa

Il muro leggero di titanio,

come vento d'inverno corrode il pensiero.

 

E dolce in una brezza immaginaria

si fa strada come  fosse estate

dalle calde ombre.

Il suolo metallico chiama i piedi

come già Pangea le radici,

mentre lo sguardo cerca

un azimut per sognare ad occhi aperti.

 

Si aprono e si chiudono finestre. Niente.

Qualcuno verrà ad abitare questa nave crescente

sperando nel bel tempo.
                                     Elisa R. Bach
                          Versión italiana de Sara Viotti

 

La prima volta che ho visto il moderno ospedale Carioca ho creduto di sognare. Ascoltando la parola "transbordador" con la perfetta acustica del veicolo l'avevo interpretata con il significato di aeroplano in lingua portoghese, ma dopo, alla vista panoramica di una struttura a forma di toro geometrico, una specie di gigantesca ruota da motocicletta munita di pneumatico con raggi ed asse perpendicolare al piano del toro, compresi che il veicolo dove viaggiavo era un autentico transbordador che faceva già manovra per congiungersi alla rampa che faceva le veci di una pista d'atterraggio.

 

Sentii emozionata che mi batteva il cuore e con una sensazione di meraviglia mista a paura, curiosità e angoscia presi ad annotare sul mio Quaderno di bordo ogni dettaglio di ciò che vedevo, sentivo e provavo mentre con la coda degli occhi osservavo la reazione degli altri passeggeri. La smorfia sulle loro labbra m'indicava che dovevano provare la mia stessa sensazione. Prima di "prendere contatto" con l'Ospedale Carioca ci diedero una piccola spiegazione in portoghese brasiliano, spagnolo, inglese e cinese di ciò che era quell'edificio fuori del comune che manteneva al fresco più di un milione di persone.

 

 

La sua forma -spiegava la hostess- favorisce, girando sull'asse perpendicolare che passa per il centro del giro, la creazione di una gravità artificiale simile a quella terrestre. La forza centrifuga cui erano sottoposti mobili, libri, cibo, macchine, persone ecc. era -parola della hostess- equivalente a quella prodotta dall'accelerazione di gravità che si poteva sperimentare nella zona di Parigi.

 

La struttura, in apparenza, simulava tutte le condizioni in cui milioni di abitanti vivono sulla Terra. I costruttori si erano presi la briga di imitare migliaia di dettagli della vita quotidiana di un ospedale: si vantavano perfino del fatto che all'Ospedale Carioca la vita fosse migliore perché erano stati ridotti gli effetti dell'accelerazione di Coriolis e molti altri aspetti fisici e psicologici che intervengono sul corpo umano.

 

Uno studio così millimetrico era, in effetti, sorprendente; ed era mirabile lo sforzo tecnico economico e umano portato a termine, ma con il tempo poco a poco vennero a galla i difetti. S'immagini un luogo senza nuvole, dove la pioggia non esista del tutto; un luogo dove non ci sia primavera, né estate, né neve; la notte non esista , il nostro ciclo circadiano sia segnato dall'orologio perché l'orbita dello spazio all'interno dello spazio in questione si dà perpendicolarmente al piano dell'equatore e il sole è sempre nella stessa posizione, cioè il giorno ha le stesse ore dell'anno, minimizzando gli effetti del movimento di traslazione del sole verso l'Apex.

 

S'immagini un mondo dove nulla possiede un'ombra a causa di un'illuminazione che si diffonde in tutte le direzioni creata da migliaia di minuscoli leds; un mondo di estetiche piante di plastica da cui sorgono profumi artificiali anch'essi; di pareti dai quadri a colori vistosi dove sono vietati i neri e i seppia; nelle aree di divertimento gli schermi extrapiatti trasmettono continuamente video di folle che ballano la samba o film idilliaci d'erotismo superficiale e partite di calcio; nelle sale di lettura le pareti sono decorate come se contenessero migliaia di libri dando l'illusione di trovarsi in una biblioteca.

 

In uno spazio di quattro metri quadrati ho convissuto con mio figlio come nella stanza di una roulotte. Sotto un letto della larghezza di un metro riponevamo i pochi abiti, resi secchi e rugosi dalla scarsa umidità relativa dell'atmosfera, in alto il letto di mio figlio e una scrivania come soppalco. Durante "il giorno" il mio letto si trasformava in un tavolo da lavoro e quando lo si alzava tutto il materiale utile scivolava fuori come se uscisse dalla parete fino a formare un piccolo ufficio. In questo ambiente la paura s'impadroniva di noi e abbracciati l'uno all'altra pregavamo per scongiurare i minacciosi pericoli immaginari di un mondo senza ombre.

 

Eppure, nonostante tutti questi difetti, ho potuto scrivere le mie poesie per tutti questi anni perché erano il cordone ombelicale che mi manteneva unita ai miei bambini. Ho potuto stare vicina a mio figlio che mi ha dato i 15 anni migliori della mia vita e inoltre ho avuto il privilegio di visitare centinaia di esseri meravigliosi che mi hanno aiutata a continuare a vivere. Nonostante tutto, però, sono sempre in dubbio fra la solitudine in riva al mare, sulle rocce, con la penna che si muove al ritmo della mia mano o la solitudine in mezzo a una moltitudine di voci solitarie nelle sale di questo ospedale.
 
Elisa R. Bach
Versión italiana de Sara Viotti

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